Palazzo Clerici

INVITO A PALAZZO

Nel cuore della Milano degli Affari e a due passi dal Teatro alla Scala sorge Palazzo Clerici eretto  per volere della famiglia Visconti, acquistato nella metà del ‘600 dai Marchesi Clerici e oggi sede dell’ISPI.

Il vanto maggiore dell’edificio è rappresentato dalla straordinaria Galleria affrescata da Giovanni Battista Tiepolo nel 1741. Questo ambiente, per fasto e ricchezza, pone la dimora patrizia al livello delle grandi regge italiane ed europee e offre al visitatore uno spettacolo unico e irripetibile che coinvolge, stupisce e ammalia.

Era proprio questa l’intenzione di Tiepolo: colpire, incuriosire e mostrare al bel mondo dell’aristocrazia la potenza di una famiglia che aveva fatto del commercio della seta la sua maggior fortuna.

La Corsa del Carro del Sole venne eseguita dall’artista veneto in occasione delle nozze di Antonio Giorgio Clerici con Fulvia Visconti. L’affresco del Salone di Rappresentanza si staglia maestoso sopra i nostri occhi.

La prima parte narrativa, verso l’arcone d’ingresso, è costituita dalle figure mitologiche di Proserpina in fuga, dal’ebbro Dioniso circondato da grappoli d’uva e dall’allegoria dell’Asia riconoscibile per la presenza di una coppia di cammelli inginocchiati sul cui dorso sono posate le mercanzie. Procedendo si incontrano due fanciulli; lei bionda, prosperosa e bella si lascia cullare da un giovane che tiene nella mano una feretra stipata di frecce e appoggia il piede sulla schiena di un caimano. Si tratta, probabilmente, della personificazione dell’America.

Spostandoci sul lato della Galleria possiamo riconoscere un nano deforme con una scimmia e più in alto la Musica, la Pittura e l’autoritratto di Tiepolo. Velocemente si passa all’Africa ove son visibili un guerriero con elmo e lancia cui si accosta una donna con lo sguardo abbassato e un servo di colore in livrea.

Un gioco di nubi segna il passaggio tra Africa ed Europa in cui uno spavaldo guerriero con corazza, simbolo della potenza di Roma, volge gli occhi al cielo, punto cardine della rappresentazione ove domina la Quadriga del Sole accompagnata da Mercurio, da satiri, da ninfe, da putti danzanti, da amorini e da dee.

Siamo davanti ad una pièce teatrale; ogni attore ha imparato la sua parte e la sta recitando. Non esiste un senso cronologico, ogni gruppo, ogni personaggio può essere fonte di significato e come in un rebus tocca a noi analizzare e trovare una chiave di lettura.

Tiepolo ha qui espresso al meglio le sue qualità di pittore e di scenografo. L’ensemble di figure “buca” letteralmente la parete, vorticosamente il Carro del Sole crea un senso di infinito e sprofonda rapidamente nel cielo quasi abbandonasse ogni contatto con il mondo terreno.

La composizione è pervasa da un ritmo veloce, da una certa leziosità e da una grazia dei gesti e delle posture che sono tratti tipici del rococò, ultima fase del ridondante barocco che aveva fatto della ricerca dell’esuberanza il suo tratto distintivo.

A Palazzo Clerici si è potuto dare ampio sfogo alla creatività, all’inventiva, alla sperimentazione e al virtuosismo.

Il mondo dell’arte diventa il mondo del teatro, le divinità diventano commedianti e ogni loro azione è controllata dalla figura centrale probabile allegoria di Antonio Giorgio Clerici valente uomo d’armi e amante di Maria Teresa. Spavaldo guida la fiumana di personaggi che attenti seguono con lo sguardo il suo incedere. La luce che emana colpisce le quattro parti del globo quasi volesse enfatizzare la potenza della Casa d’Austria sul cui regno, ai tempi di Carlo V, si diceva non tramontasse mai il sole.

Tiepolo ha dato prova del suo valore creando una sinfonia di colori, di luci, di ombre e di particolari.

La Grande Galleria è solo l’ultima delle sue opere milanesi; già nel 1731 l’artista, proveniente da Venezia, venne chiamato a Palazzo Archinto i cui affreschi, rappresentanti il Trionfo delle Arti e della Nobiltà, andarono perduti a seguito dei bombardamenti del 1943. Successivi sono gli Episodi della Vita di Scipione l’Africano per Palazzo Casati (oggi Dugnani), pervasi da una grazia melodrammatica solenne e composta, e il Martirio di S.Vittore e il Naufragio di S.Satiro per la Basilica di S.Ambrogio testimoni di una padronanza del mestiere inequivocabile.

Per concludere…Tiepolo è stato inventore, Tiepolo è stato scenografo, Tiepolo è stato demiurgo, Tiepolo ha dato a Milano un tocco di vitalità e di raffinatezza degne di una metropoli imperiale.


One Comment

Rossella

Ottimo articolo esplicativo non solo della bellissima opera di Tiepolo a Palazzo Clerici, ma anche dell’ideologia artistica dell’autore. Non lo avrei mai immaginato come “scenografo” e, invece, questa definizione gli calza a pennello.
Grazie per questi appunti che vanno a riassumere l’interessante e appassionata visita che abbiamo effettuato con te.


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